23 ottobre 2008

 23.10.2008


Che  Bella,

la mattina d’ieri,

quando 

brontolavano i  tuoni,

e la pioggia  scrosciava,

violenta,

come Dio  la  mandava.


Che gioia, 

guardarla  scendere,

e battere sulla  poggiolata,

lucida e  brillante,

a cortine dietro cortine,

a sipari dietro sipari,

a fasci come fasci di luce,

proiettati sul palco 

e  sul  pubblico,

nei  megaconcerti.


Col suo peso,

pareva voler schiacciare 

anche le  foglie.

Non sgocciava, 

da una a  quella  sotto,

le incalzava,

con una fretta  inaudita.


Un  velo di  nebbia  d’umido,

era sceso ad appannare,

i  contorni ed i  colori, 

dei palazzi costruiti,

sul versante della  collina.


Che belle,

le foglie lucidate a  cera,  

dell’edera  strisciante, 

sull’erba  corta.


Che  belle

le  felci,

che hanno ripreso  vigore.


E  stamane,

ho trovato

una  terrazza decorata,

tutta di foglioline  gialle,

cadute ad  arte,

che la pioggia  ha  staccate.


Ed io lo vedo,

e posso  amare

la bellezza,

perché ci  sono,

perché vivo!


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