Da una panchina

 DA  UNA  PANCHINA


Da una panchina,

guardo,

e respiro la Grazia,

che vibra nel creato!


Sorride maggio.


Due colombi,

all’ombra, sul prato,

becchettano briciole.


Dieci tronchi scheggiati

di palma,

da un’unica radice,

s’ allargano,

nei verdi ventagli aperti,

coprendo un  terzo, 

della lunga aiuola.


Poche corolle

di margherite,

s’aprono,

sull’erba appena tagliata.


Un  gran svolazzar

d’ali d’uccelli!


Colombi

dal collo cangiante,

al modesto grigio

delle tortore,

al nero merlo dal becco giallo.





Ai piccoli,  nuovi nati,

dalle variegate penne,

bianche , e marron rosse,

che volano raso,

alle caviglie,

poi sfrecciano

ad un palmo,

da terra,

per tornare al nido,

nascosto

fra le fronde

degli alberi.


Il pitosforo, 

appena sfiorito,

sta sfrondando

le foglie gialle,

arrotondate,

che cadono sul,

sul morbido tappeto,

sulle panchine,

e sul  selciato.


Le grosse rose,

che colorano i rosai, 

già sfatte,

annunciano

un’altra stagione.


Ormai rari,

appaiono,

i  grappoli di glicine,

nel fogliame giallino.






Stupendi gli abeti,

in grigioverde,

lussureggianti,

che  allargano

e s’estendono ad  ali

ad ombrello  aperto, 

poggiando

l’una  sull’altra

i morbidi setosi velluti.


E’ un trionfo di verdi,

lungo il nastro d’asfalto,

e di bounganvilee rosse ed amaranto,

che coprono il muraglione.

Da cui sopra s’alzano, 

i  monti d’ulivi,

fin al sommo.


Di campanelle bluviola,

come trombe,

d’ un concerto musicale

a cantar il ripetersi,

della luce,

dell’eterna bellezza

e della gioia,

che non si spegne  mai!


Il mare segna l’orizzonte,

ed un’aria fresca e sottile,

scivola a temprar

del sole il torbido calore.

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