Quindici maggio
QUINDICI MAGGIO
Sol ieri,
s’è staccata,
nell’invisibile piovigginar,
letto nelle pozzanghere,
e nell’asfalto bagnato,
nel lucido della chioma verde,
la prima foglia gialla.
E giusto la notte,
del quindici maggio,
s’è alzato,
il vento,
dopo giorni e giorni,
di silenzio.
Soffiando e frusciando,
urtando ed intrecciando,
i rami,
l’un l’altro.
Infilandosi nel corridoio
fra gli alti palazzi,
dove s’ergono i grossi allori,
che gli fan d’ostacolo,
fra la fascia di sotto,
dove s’alza il muraglione
a sostener quello
di sopra.
Dai primi albori,
fra sonno e veglia,
ho udito,
il coro degli uccelli,
alternandosi,
cantando allegri inni,
alla vita bella!
Altri,
s’alzan a volar in alto,
appena sotto le nuvole,
planando in larghi giri,
per poi risalire,
nell’azzurro,
che accendendosi di luce,
sgombra
ed assorbe ogni chiazza di nube.
Tant’è folto,
di strato in strato,
lo spesso fogliame ,
da celar lo sguardo,
ai rossi accesi,
dei gerani,
appesi alla ringhiera,
e persin l’ombra,
che stazza,
sotto l’ampia,
generosa e larga ramaglia,
della poderosa pianta,
che allunga,
allargando le braccia,
alla parete della stanza
ed al balcone.