Tre ottobre 2009
Nel caldo afoso,
che sfida il luglio andato,
ho scoperto fiacca,
alla prealba,
la luce sul davanzale.
In tutto un cielo,
carta di zucchero,
le case,
come custodi di guardia,
addormentate in piedi,
avvolte nell’intonaco,
alla guazza della notte.
Staziava con potenza,
una grossa luna rotonda
con un alone più vasto di lei,
che le sfumava intorno,
alla larga.
Pure là
dove pareva smangiata.
Quasi, un piccolo topo,
l’avesse addentata,
rincorrendo il suo disco,
come l’ora l’orologio.
Rosicchiandola senza riguardo,
or quà, or là,
per farci colazione.
Pareva l’unica Vivente,
nel silenzio della metropoli.
Trionfante e solenne,
d’un bel raro colore arancione,
senza sbavature,
fra l’albicocca arrossita dal sole
e la pesca sfatta e matura.
Tutto questo splendore,
quando ogni cosa,
in terra, mare e collina, vestiva ancora l’ombra buia.