Dei mesi la fanciulla
Dei mesi la fanciulla
Caro maggio,
dei mesi
sei la fanciulla,
gioiosa,
e più ridente
di fiori,
del calendario.
Hai sbocciato le calle,
come colli di cigno;
dal serto di rose,
sui capelli
imbionditi di grano,
al corpetto di papaveri,
all’ampi gonna d’ oleandri,
sull’ orlo intrecciato
dei gerani.
Raggiante di sole,
ed a fitte gocce di luce,
imbrillantate,
sulla ricca veste,
tal lacrime di pioggia,
ricamate.
Dalla coppa
delle mani piene,
ti sfuggono nespole,
albicocche e ciliegie.
La tua carrozza,
è in attesa,
al binario,
il capotreno,
Aprile,
col cappello in testa.
Sul vagone
si legge il cartello,
della prossima destinazione.
La porta,
sopra i due scalini,
è già aperta.
Senza farti sentire,
sei venuto,
per fiorire,
e maturare i tuoi frutti,
di stagione,
ed oggi,
te ne vai,
senza rumore,
come la vita di un uomo.