Insieme

INSIEME


Quante cose Belle,                 

avrò da mostrarTi,

Padre Buono,

quando mi verrai a prendere

per portarmi a Casa.


Ti ricorderò le ghiande

che cadevano dalla pianta,

per terra, a Camogli,

ti dirò: guarda,

quella è stata la mia scuola!

Ti racconterò di quant’erano 

belle le cinciallegre,

a saltellar di ramo in ramo.

Ti porterò sulla strada di Caldogno,

dove m’ ha chiamato un campo di papaveri,

per farmi vedere quant’erano belli!


Per mano, torneremo insieme,

in Val di Vara,

a passeggiare sullo sterrato,

nelle “ Mastre”

fra i boschi di castagni,

a luglio,

fino al ruscelletto chiacchierino,

limpidissimo e saltellante,

fra i sassi e l’erba delle sponde,

sotto il ponte di tronchi.


T’indicherò dove, un giorno,

ho scoperto una fragolina di bosco, 

sotto una foglia.


Ti racconterò quanto amo la Vita,

Tutta la Tua Creazione,

con le sue migliaia di varietà di colori e di creature.


Ti racconterà di quell’attimo,

che in fondo alla larga scalinata

di mattoni, di Villa Teresa,

ho sentito la prima ispirazione

a scrivere,

tramite un’emozione,

guardando ai contrasti dei colori

ed alla poesia dei luoghi

della natura.


Ti parlerò, 

di quanto amo ogni tipo di pioggia, 

ed ogni sua sinfonìa,,

di quanto amo la densa nebbia,

che a Vicenza d’inverno,

alle 20 di sera, ingoia le persone.


Ti racconterò quant’è diversa invece,

quella che al mattino sale,

ed evapora, fra le rocce dolomitiche,

al calore del sole.


Ma anche Tu,

mi condurrai,

dove eravamo insieme,

al mare, in Calabria,

sulla sabbia, all’estate.


Anche Tu,

mi ricorderai,

quando mi hai fatto notare,

il geco verde,

correre, come una scheggia,

sul tetto della cucina.


Mi farai vedere tutte le situazioni,

in cui m’ hai soccorso,

e m’ hai salvato la vita,

in bici od in auto, od a piedi,

senza che me ne rendessi conto,

perché avevo ancora

qualcos’altro da fare per Te.


Mi ricorderai i viaggi fatti insieme,

quando credevo d’esser sola,

Genova-Vicenza,

Genova, Conegliano veneto,

e viceversa,

mentre le stagioni e gli anni, 

scorrevano fuori dal finestrino

dei treni in corsa.


Mi mostrerai una grandissima coppa,

dove hai raccolto tutte le mie lacrime,

che al Tuo tòcco, si fanno diamanti,

per arricchire di meriti, la veste,

di tutti quelli che m’han fatto piangere.


Con TE,

potrò essere quello che sono:

la bambina,

che è rimasta in me.

Dagli occhi sgranati e stupiti,

ingenua ed incantata,

davanti a Grazia e Bellezza,

alla quale i grandi chiedono

d’essere più adulta di loro,

matura, come gli adulti

non diventano mai.


Io rimetto tutti i miei giorni,

nelle Tue Adorabili Mani,

e corro a nascondermi,

sotto il Manto Azzurro

di Maria SS.,

là, dove aveva chiesto asilo,

una bambina di sei anni,

sola, molto tempo fa.

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