MARTEDI 27 MAGGIO 2008
MARTEDI 27 MAGGIO 2008
Con quale gioia
Ti ho accolto,
caro vento !
Ci hai lasciato,
per giorni e giorni,
agonizzare
nella maccaia! *
In quei cieli chiazzati,
di bianchi e di grigi,
come la pelle
d’ un cavallo selvaggio.
Nubi che scendevano,
schiacciando l’umido
dell’aria
come una spugna intrisa
d’acqua.
Con quella luce,
di meridiano,
continentale,
che non si alzava
e non si abbassava,
mentre la nebbia,
scendeva,
ad incappucciare
la collina.
Ma ieri sera!
Ti ho subito sentito,
appena ti sei infilato nel corridoio,
impetuoso, fra i due palazzi.
Strattonavi i rami,
percuotendo con forza
i pesanti strati del fogliame,
come fuscelli.
Li spingevi tutti a nord,
li rivoltavi…
Incantata,
ascoltavo due voci, in una:
le tua ed il frusciar secco,
come frustate, delle fronde.
* maccaìa: parola dialettale ad indicare giornate umide, dall’aria afosa, senza vento.