Ritorno alla passeggiata ginnica
Ritorno alla passeggiata ginnica
Sono tornata
alla passeggiata
ginnica.
Ho visto i soffioni,
cominciare,
già, a perdere colpi,
nella freschezza.
Qualche folata
d’aria,
ne ha portato via
qualche pezzo,
per trapiantarlo
altrove.
Intanto,
è sbocciata
una riga
di fiori gialli,
alla destra,
per un chilometro,
fra i soffioni,
e nell’erba,
che sul declivio,
va salendo.
Mi hanno accolto
verdi chiaro i carpini,
i lecci, verde scuro,
i larici, i pini marittimi
ad ombrello,
i cipressi;
la pianta di fico
accanto l’estintore rosso,
si è fatta ad altezza d’uomo,
come quella del giovane
castagno.
Una massa di cespugli
della famiglia del ginepro,
si è riempita di pinnacoli
bianchi di minuscoli
calici, in fiore.
Mi hanno accolto
il fringuello
e la capinera,
la cinciallegra,
il cucù,
e la ghiandaia.
Mi hanno accolto,
nuovi,
ciuffi di piccoli fiori,
di un rosa violato,
dal gambo,
amaranto, morbido,
come il bruco.
La roccia, a strati,
grigio chiaro e ruggine,
sembra pagine di un libro
caduto per traverso,
a sostegno
di radici sospese,
sopravvissute,
alle frane terrose.
Quando nella roccia,
ad angolo retto,
spuntano ciuffetti
di timo odoroso,
su briciole di terra.
Persino
l’erba incolta,
lungo sentieri in discesa
nel bosco,
di terra ed aghi di pino,
foglie secche,
macerati,
strisciati dal sole
e veleggiati dalla
zazzera verde tenero,
di foglie nuove;
percorsi antichi,
di generazioni passate,
cattura la mia attenzione,
e m’incanta.
Esterne le vetrine
dei fiorai,
sbocciano con le ortensie,
le azalee e le camelie.
Fra una pietra e l’altra ,
sui muraglioni antichi,
a sostegno dei palazzi,
spiccano le bocche di leone
rosa intenso,
abbacinate di sole.
Mi tuffo nell’intenso
stordente,
profumo ,
delle gardenie
bianche.
Ma non riesco
a trattenerlo;
l’aria me lo porta via,
con l’avanzare dei passi.
Così,
come i giorni,
della mia vita.