Sala d'aspetto
SALA D’ASPETTO
Sto seduta,
sola,
in sala d’aspetto,
alla stazione.
Sto sola.
Ogni tanto,
qua o là lampeggia
il riverbero luminoso,
delle ali lucenti,
del mio angelo custode.
Sento “presenze”,
intorno,
persone amate
e condivise,
che mi hanno accolto,
nel tempo della prova,
per accogliermi
ancora
alla città della gioia.
Non ho paura.
Sono sempre stata sola.
E’ la mia unica certezza.
Ho camminato sempre,
da sola,
per le strade del mondo,
fra la gente.
Non mi son mai tirata indietro,
per gli affari miei.
Ho sempre fatto,
fino in fondo,
quello che c’era da fare,
anche a mio scapìto.
A volte,
mi alzo
e vado ad affacciarmi
alla porta,
che dà sui binari,
dove passa il treno.
E’ necessario ,
per me,
che passi.
Con la pesantezza della materia,
non s’entra,
nella leggerezza e nella soavità
dell’eterno.
Sono leggera.
Non ho bagagli.
Dove vado,
non servono,
abiti di ricambio.
Non borsa,
non pettine.
Non devo neppure
sforzarmi
di far conversazione
con qualcuno,
per amore di Dio,
per tenergli compagnia.
Non ho da cucinare
per nessuno.
Non c’è più spesa da fare.
Non ci sono più impegni
Da assolvere.
Per la prima volta,
nella mia vita ,
nessuno si aspetta niente da me,
non ho più da render cono a nessuno.
Le cose vecchie son passate.
Sono completamente,
assolutamente libera,
con me stessa,
in me stessa.
Prima era un miraggio
all’orizzonte,
a più di tre quarti di vita,
si delimitano i contorni,
quando le lancette dell’orologio,
sui binari,
rallentano,
prima di fermarsi,
come un punto,
sulla piccola storia sulla terra.
Dove il tempo,
non ha più ragion d’essere,
per sostener l’incompiuto.